Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.

L’isola dell’angelo caduto – conferenza stampa

11/11/2012 | News
Lisola dellangelo caduto – conferenza stampa

PIT. Prospettive Italia.

Subito dopo la proiezione mattutina per la stampa, si è svolta la conferenza stampa del film L’isola dell’angelo caduto secondo film in concorso della sezione Prospettive Italia, esordio alla regia del noto scrittore e conduttore Carlo Lucarelli. Il film è tratto dall’omonimo romanzo dello stesso autore, un giallo ricco di suggestioni ambientato nel 1925 in piena epoca fascista su un’isola surreale, inquietante e “maledetta”. Alla conferenza stampa erano presenti l’autore e regista Lucarelli e una nutrita rappresentanza del cast, il protagonista Giampaolo Morelli, Gaetano Bruno, Giuseppe Cederna, Rolando Ravello, Sara Sartini, Daniele Monterosi.

La prima domanda è per Carlo Lucarelli. Un elemento importante del film è la rinuncia all’ambientazione realista, il tuo è un film sopra o sotto le righe e si esprime come un’enorme metafora, sembra un sogno sognato da qualcuno, qualcosa di non reale. Perché questa scelta?
Lucarelli: E’ una scelta che è vicina al romanzo che aveva già tutti questi elementi surreali ed è un motivo che ci mi ha spinto ad accettare questa avventura. E’ un thriller ma mentre scrivevo il romanzo man mano mi venivano in mente immagini pittoriche o addirittura fumettistiche, a quel punto il libro era diventato la metafora di qualcosa. Il film è la stessa cosa, è qualcosa che diviene sempre più surreale e fa in modo che sia una metafora di altre cose. Io volevo raccontare un momento passato e vissuto nel nostro paese in cui ci si trovava di fronte alla scelta di compromettersi oppure no. Io ho scelto un momento politico: il 1925 di Mussolini e del delitto Matteotti. L’Italia è di fronte a un bivio, indecisa se seguire la legalità istituzionale fino in fondo oppure fare finta di niente e tenersi ciò che si aveva, per stare tranquilli. E’ una cosa che succede più volte nella vita di ciascuno, avviene oggi nel nostro Paese, in cui facciamo delle scelte di comodo piuttosto che tirare fuori il coraggio di prendere decisioni più rivoluzionarie. Tutti i personaggi si trovano in una situazione così. Quando ho iniziato a scrivere il romanzo pensavo di dare un nome reale all’isola, tipo Ponza o Ventotene. Man mano che scrivevo l’isola diventava pian piano una metafora, un luogo che non poteva esistere realmente, un microcosmo staccato dal resto del mondo in cui il vento tira da tutte le parti, con inverno e primavera che si sovrappongono, talmente staccata dal resto del mondo che segue leggi proprie e in cui anche il tempo è un tempo è tutto suo. Questa dimensione surreale, fumettistica e pittorica, l’ho portata nel film ed è il motivo per cui l’ho fatto. Col contributi di tutti i collaboratori, ho disegnato queste immagini strane e contorte sullo schermo. Tutto è stato fatto con quest’ottica, a partire dalla scelta dell’isola, che in realtà non esiste ed stata costruita da zero grazie agli effetti speciali. Effetti speciali che, svelo un segreto, sono gli stessi che stanno creando ora il temporale fuori dall’Auditorium! Oggi in realtà c’è il sole, siamo noi che stiamo facendo piovere! Io volevo mostrare un’isola che non esiste, è “l’isola dell’angelo caduto” in cui c’è qualcosa di diabolico.

I fascisti sono rappresentati in modo piuttosto emblematico, sono qualcosa di folle, sembrano dei pazzi, degli imbecilli ridicoli.
Lucarelli: Abbiamo fatto delle scelte precise, “di faccia”, specialmente sulle figure di contorno. La Cajenna, la colonia penale, è un simbolo fascista che va oltre la storia. Nel 1925 non c’erano ancora i penitenziari come li mostriamo ma poco importa, io volevo rappresentare il male assoluto. I personaggi della Cajenna sono mostri, animali, volutamente sopra le righe. Abbiamo messo delle caratteristiche esagerate, pensate al personaggio dell’ufficiale postale.

L’elemento dionisiaco è molto forte. Abbiamo spiragli di una forza panica, totale e surreale che viene gestita da alcuni personaggi che tentano una razionalizzazione.
Lucarelli: Abbiamo voluto mostrare le facce del diavolo. C’è il gruppo dell’inglese che sta intorno al protagonista che ha una visione razionale del male che può essere gestito, poi c’è il male più forte, inteso come violenza fisica legata alla colonia penale fascista e al personaggio di Mazzarino, e poi c’è un altro diavolo ancora che è l’isola che è una forza panica totale, distruttiva. In mezzo c’è il commissario, una persona normale che si trova di fronte a un scelta: faccio il mio comodo o quello che è giusto fare?

Una domanda per Giampaolo Morelli che interpreta il commissario. Nel film sei immerso in un questo contesto, come cerchi di normalizzare qualcosa che non si riesce a normalizzare?
Giampaolo Morelli: La cosa interessante è che quest’uomo d’altri tempi è costretto a fare una scelta, a mettere da parte i propri interessi personali e perdere la possibilità di lasciare questo luogo angoscioso. Quello che mi piace è che un uomo di come ce ne vorrebbero tanti oggi, che mette da parte i propri interessi e che crede profondamente nello Stato… ma a dire la verità ce ne sono sempre stati nella storia del nostro Paese. Carlo ha una sensibilità incredibile anche sul set e non solo nei suoi romanzi.

Altra domanda per Lucarelli. Com’è stato l’ impatto di passare dalla scrittura alla regia?Di solito c’è un gap tra romanzo e film che in questi caso è stato annullato dal fatto che ci ha concepito il romanzo l’ha anche trasposto sullo schermo. Ci sono state delle suggestioni visive come ad esempio Shutter Island di Scorsese?
Lucarelli:  Il regista è uno dei lettori del film e in questo caso è stato bello coincidere e proporre sullo schermo le facce che avevo in mente. E stata un’avventura e mi sono trovato bene con chi collaborava per rendere le mie idee. E’ vero che tra le suggestioni avevo in mente Shutter Island, dovendo ambientate il film su un’isola potevamo andare in un luogo e adattarlo, oppure reinventarlo da zero. Ma non esiste quell’isola come la avevo in mente io. Shutter Island è stato girato per la maggior parte su un prato è cosi quel faro bellissimo con la scogliera è stato fatto apposta per farlo corrispondere all’immaginario del regista, e anche quella è un’isola che non c’è, è un penitenziario di pazzi e l’isola è stata fatta apposta. Ovviamente non oso paragonarmi a Scorsese, ma l’idea di base è la stessa: la mia isola non esiste quindi ho preferito ricostruirla daccapo.

Ci sono diversi richiami nel film, molti riferimenti, per esempio al Commissario Lo Gatto. Questo tipo di lavoro potrebbe essere un sintesi che completa il tuo percorso transmediatico tra televisione, scrittura e cinema?
Lucarelli: Si, è una sintesi, a me capita spesso di raccogliere suggestioni e stimoli diversi. Il modello del Commissario Lo Gatto mi ronzava in testa, anche l’idea dell’avamposto sperduto mi affascinava. Il modello del commissario era quello de La villeggiatura di Marco Leto, un film che avevo visto in tv da piccolo interpretato da Adolfo Celi. Qualcosa di profondamente diverso da quello che poi ho creato, ma la scintilla della suggestione ha dato vita al personaggio e alla storia. Si, è un’insieme di tante cose e il cinema ti permette la sintesi più della scrittura.

Dirigendo un’opera scritta da sé stessi, non si rischia in fase di sceneggiatura di fare delle scelte che possono dare per scontati alcuni passaggi che per esigenze di copione, in sceneggiatura vengono omessi e quindi potrebbero risultare incomprensibili per chi non ha letto il romanzo?
Lucarelli: E’ un rischio che c’è. In vent’anni di lavoro come scrittore ho imparato a limare. Anche quando scrivi ti vengono in mente tante cose e devi eliminare. Quando impari questo sei già a buon punto. Comunque la sceneggiatura non l’ho scritta da solo, con gli sceneggiatori Giampiero Rigosi e Michele Cogo abbiamo smontato il libro e poi lo abbiamo ricostruito. Poi ricevi consigli e contributi da tutti, anche dagli attori. Se sei sufficientemente aperto ecco che allora cerchi di non fare errori e ascoltare consigli. Quando fu realizzato Il grande sonno gli sceneggiatori andarono dallo scrittore Chandler e gli chiesero perché nel romanzo veniva trovato un uomo morto in una macchina di cui poi non si faceva più menzione. Chandler rispose che non se lo ricordava e che probabilmente gli era scappato un errore. Eppure il libro fila perfettamente. Sull’isola dell’angelo caduto ogni cosa segue leggi proprie e quindi alla fine le cose tornano sempre.

Elena Bartoni

 


Facebook  Twitter  Invia ad un amico  Condividi su OK Notizie 
 

Notizie in evidenza

Collabora con Voto 10
Seguici su Facebook Seguici su Google Plus Seguici su Twitter
Seguici su YouTube Registrati alla nostra Community Abbonati al nostro feed rss

I CINEMA DELLA TUA PROVINCIA

Advertising   Chi siamo   Collabora con Noi   Cookie Policy   Privacy   Termini e Condizioni d'Uso   Web TV  
 
Cerca
powered by Roma Virtuale :: Web Agency